La sfida può dirsi pienamente vinta
musica 313, febbraio 2020
MOZART/ Quintetti per archi
Klenke Quartett viola Harald Schoneweg
ACCENTUS ACC 80467 (3CD)
DDD 165:03
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I sei Quintetti per archi di Mozart (K 174 in sib maggiore, K 406 in do minore, K 515 in do maggiore, K 516 in sol minore, K 593 in re maggiore e K 614 nel massonico mi b maggiore) rappresentano un approdo musicale non solo nella produzione del salisburghese, ma anche nella intera storia della musica europea. A differenza del violoncellista Boccherini (che nell´organico di questo ensemble privilegiò nei sui 150 Quintetti l´aggiunta di un secondo violoncello al quartetto d´archi classico), Mozart optò per il raddoppio della Viola, strumento centrale nel complesso. E la usò in modo quanto mai libero e fantasioso: le viole possone agire infatti per contrasto con gli altri tre strumenti, unite o divise, dialogando ora più con i violini ora più col violoncello.
A riproporre ancora una volta in CD questa meraviglia sonora è ora il Klenke Quartett, ensemble tutto al femminile (Annegret Klenke e Beate Hartmann violini, Yvonne Uhlemann viola, Ruth Kaltenhäuser violoncello) cui si affianca come altra viola Harald Schoneweg, già componente del Quartetto Cherubini. Originalmente il booklet comprende una intervista a più voci proprio con i protagonisti, che illustrano la musica di Mozart.
Gia dal Quintetto K 174, composto nel 1773 a Salisburgo al suo ritorno da un deludente viaggio a Vienna, il diciassettenne Mozart si impone col suo carattere di divertimento per un´aura di serenità di Michael Haydn, Boccherini e Giovanni Battista Sammartini. Nel corso del tempo le strutture appaiono più definite sino ai più maturi capolavori dimostrando, come sostiene Halbreich, che questo genere era per Mozart „il terreno privilegiato per esprimere la quintessenza di musica da camera“. L´Adagio e il Minuetto (di tradizione viennese) vengono in genere incastonati, talvolta in successione capovolta, tra due Allegri che delimitano la partitura.
Mentre il Quintetto K 406 altro non è che la trascrizione della Serenata per fiati K 388 del 1782, i grandi Quintetti restano quelli viennesi scritti dal 1787 al 1791, che partono dal.
K 515, che sin dall´inizio denota una grande libertà nella condotta delle parti. E proprio il K 515 e K 516, scritti a poca distanza l´uno dall´altro dopo il succeso delle Nozze di Figaro a Praga, dimostrano caratteri contrastanti (come le tre ultime Sinfonie del 1788) ovvero il primo energetico e dinamico (do maggiore), tormentato e sofferente il secondo (in sol minore) col suo estroso Minuetto, il decantato Adagio ma non troppo ed il tragico finale solo in apparenza liberatorio.
Nel K 593 il linguaggio si fa più rarefatto per l´intensificarsi della tensione contrappuntistica, mentre nel K 614, coetaneo della prima parte del Flauto magico, ogni asperità sembra dissolversi lasciano spazio ad un piglio popolaresco in cui si avverte la liberazione da ogni condizionamente ed angustia.
Il Klenke Quartett, che già si era cimentato con succeso in alcun i quartetti mozartiani, si dimostra in queste classiche architetture particolamente ispirato: intonazione perfetta, affiatamento avvincente, spasmodica attenzione ai segni di dinamica, cura del fraseggio. Ad essere colta appieno è l´essenza di queste pagine musicali eleganti ma intense, testimonianza di equilibrio formale e di profondità. Non era facile stare dietro all´arcobaleno di idee e trovate musicali del salisburghese, ma la sfida può dirsi pienamente vinta.
Lorenzo Tozzi